E’ il “libro da cui deve cominciare ogni discorso su Carlo Levi scrittore”… “un tipo di libro raro nella nostra letteratura, inteso a proporre le grandi linee d’una concezione del mondo, d’una reinterpretazione della storia” così lo definisce Italo Calvino. Scritto alla fine del 1939, mentre è esule in Francia e mentre infuria l’inizio della seconda guerra mondiale, viene pubblicato solo nel 1946. Nella prefazione della prima edizione Levi scrive che si trattava di “un piccolo libro che doveva essere soltanto una prefazione ad un libro molto più grande, scoprendo ad ogni pagina quello che mi pareva la verità del mondo.” Questo saggio pieno di suggestioni filosofiche e psicanalitiche,si conclude affermando che “Il domani non si prepara con i pennelli ma nel cuore degli uomini: e gli uomini che hanno seguito i loro Dei al fondo dell’inferno, anelano di tornare alla luce e di germogliare, come un seme sotterrato. Dal sommo della Paura nasce una speranza, un lume di consenso dell’uomo e delle cose. Muoiono gli Dei, si ricrea la persona umana. Possono la morte e la notte rivolgere il destino? La guerra dell’uomo con se stesso è finita, se davvero l’arte ci indica il futuro, e se possiamo leggerlo sul viso e nei gesti degli uomini.”