Non si tratta di romanzo, ma di un saggio scritto da Levi per accompagnare un volume di fotografie, in bianco e nero, di János Reismann. Il testo, con il titolo Un volto che ci somiglia, fu tradotto in tedesco e pubblicato nel 1959 dall’ editore Belser di Stoccarda. L’anno successivo venne pubblicato in Italia da Giulio Einaudi con il titolo Un volto che ci somiglia: ritratto dell’Italia. Il volume raccoglie le fotografie di noti monumenti del nostro Paese, di marine, di paesi sulle colline, di quartieri popolari delle grandi città come quelli di Napoli e Roma, ma anche i volti di contadini, pescatori e bambini che vivono intorno ai monumenti del passato. Ad accompagnare queste immagini l’analisi di Levi di un’Italia rurale e urbana che vive il suo tempo rendendo « …vivo il passato…» come se «… il tempo abbia poggiato una mano amica sopra ogni cosa…» facendo trasparire i tratti di un’identità italiana come identità culturale contrapponendosi all’identità nazionale che si era già costituita con lo Stato liberale e con il fascismo.