Non categorizzato
Il carrubo e l’uomo
Memoria, storia e storie attorno a un albero emblematico.
di
Carlo Blangiforti, Alessandro D’Amato, Stefano La Malfa, Antonio Sarnari
con la prefazione di Giuseppe Barbera e le fotografie di Alessia Scarso.
Edito da Abulafia Editore
Mercoledì 26 aprile alle ore 17 presso la sede della Fondazione
Dialogheranno con gli autori Alberta Campitelli, Daniela Fonti e Antonella Lavorgna
Saranno esposte alcune opere pittoriche di Carlo Levi che hanno come protagonista il carrubo.
INFO
26 aprile 2023 ore 17
Fondazione Carlo Levi, via Ancona 21 Roma
e-mail: carlolevifondazione@gmail.com
tel.: 0644230740
Non categorizzato
La Fondazione Carlo Levi e la Fondazione Amendola
presentano l’esposizione
Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea
Firenze- Palazzo Medici Riccardi
dal 09 febbraio al 19 marzo 2023
La mostra Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea, promossa da Città Metropolitana di Firenze con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Firenze e Città di Torino, organizzata dalla Fondazione Giorgio Amendola in collaborazione con la Fondazione Carlo Levi, il centro Unesco e l’Associazione MUS.E vedrà esposte 34 opere e disegni oltre a una riproduzione del celebre telero Lucania ’61, nelle Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi.
L’esposizione, curata dal professor Pino Mantovani su progetto della Fondazione Carlo Levi, è dedicata al soggiorno fiorentino di Carlo Levi a Firenze (1941 – 1945), nel buio periodo degli anni di guerra e dell’occupazione nazista fino alla lotta di Liberazione, alla ripresa della vita pubblica democratica nella la città liberata dalla Resistenza sotto il governo autonomista.
A Firenze, nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale, Levi scrive il suo primo e più noto libro, Cristo si è fermato a Eboli, nel quale rievoca volti, storie e personaggi del suo confino a Grassano e ad Aliano in Lucania: un’esperienza sconvolgente che lo portò alla scoperta di un’altra Italia, l’Italia contadina e arcaica confinata in un sud che vive fuori dai tempi della storia e che fatica a mettersi in relazione con la mitologia imperiale imposta dal fascismo. In mostra le opere dipinte durante il confino ad Aliano (1935-1936, Tonino, Dietro Grassano, La Strega e il bambino, La figlia scarmigliata della Strega), antefatto sulla base del quale il romanzo ricostruirà il peso e il significato di quella esperienza che segnerà per il futuro la vita di Levi scrittore meridionalista, pittore e uomo politico. Tutt’intorno una galleria di ritratti, la madre, le donne amate e gli amici; la compagna del tempo Paola Levi Olivetti, amatissima e tante volte rievocata sulla tela, per la quale decise di trasferirsi a Firenze abbandonando l’ipotesi di un espatrio in America. Poi Anna Maria Ichino, la partigiana generosa che lo accolse nel rifugio di Piazza Pitti 14 e che lo amò in modo disinteressato per una breve stagione. Chiuso in questo nuovo “confino” fiorentino, Levi ritrae e intreccia rapporti con i grandi protagonisti del mondo intellettuale antifascista che si è concentrato a Firenze: Lo scultore Alfieri, il pittore Colacicchi, i letterati Montale, Bazlen e Cancogni, lo scrittore psichiatra Mario Tobino, e Leone Ginzburg che morirà nell’estate del ‘44 per mano nazifascista. Sullo sfondo di questi anni tragici sta un mondo irredento, che il pittore evoca con un capretto scuoiato giacente su una livida spiaggia (La guerra partigiana), con i desolati paesaggi arrossati dai fuochi di guerra, con mucchi di cadaveri giacenti in un presentimento dell’Olocausto (Nudi. Il lager presentito).
Agli inizi degli anni Cinquanta Carlo Levi compie una serie di viaggi nell’Italia meridionale in cui respira il clima della passione civile, delle lotte dei contadini-operai che sono ormai consapevoli della loro misera condizione e reclamano il riscatto sociale. Nascono in pittura le opere di denuncia sociale, di esplicito indirizzo neorealista, che mostrano i corpi delle donne deformati sotto il peso della fatica, gli occhi dei bambini scavati dalla malaria, i volti degli uomini segnati dalla malattia. Una pittura che l’osservatore rifiuta per la sua “sgradevolezza” ma che allo stesso tempo diventa esperienza rendendolo testimone di ciò che sta accadendo. Il legame che si è istaurato tra Levi e il sud anni prima si è andato ormai consolidando. Ed ecco le Contadine rivoluzionarie, Il nonno, la contadina calabrese, ma anche i protagonisti che hanno lottato per la giustizia, come Salvatore Carnevale, sindacalista siciliano ucciso dalla mafia, e il sociologo-attivista della non violenza Danilo Dolci.
In mostra sarà possibile ammirare anche una riproduzione del celeberrimo telero Lucania ’61, commissionato all’artista da Mario Soldati per rappresentare la Basilicata nel Padiglione della mostra delle Regioni a Torino in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, conservato presso il Museo Nazionale di Matera. L’opera riassume tutta la visione leviana della questione meridionale filtrata dalla vicenda di Rocco Scotellaro, “il poeta della libertà contadina”, a cui Levi deve la comprensione delle lotte contadine e del pensiero meridionalista. La riproduzione esposta, realizzata in scala 1:1, proviene dalla sede della Fondazione Giorgio Amendola e Associazione lucana in Piemonte, a Torino. Sul telero è rappresentato quel sentimento di “esilio”, quello stesso sentire condiviso con i contadini lucani, che è nella memoria di Levi e lo portano ad essere ancora una volta vicino agli ultimi, al popolo di emigranti che lascia la propria casa per trasferirsi altrove. Ne sono testimonianza opere come L’addio dell’emigrante e in una visione contemporanea, L’icerberg e il naufragio e Ancora galleggiante.
Ufficio stampa
Città Metropolitana di Firenze
Michele Brancale
+0552760343 |michele.brancale@cittametropolitana.fi.it
Palazzo Medici Riccardi – MUS.E
Ludovica Zarrilli
+39 393 9577255 | ludovica@tabloidcoop.it
Ufficio stampa c/o Inspire Communication
Andrea Donna +39 339 125 60 81
media@inspirecommunication.it
INFORMAZIONI
www.palazzomediciriccardi.it
Orario apertura
Dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 19. Chiusura settimanale: mercoledì
Non categorizzato
Il consiglio di amministrazione augura a tutti voi serene Feste e
con entusiasmo attende il 2023 per condividere le nuove attività !
La Fondazione sarà nuovamente operativa dal 10 gennaio 2023.
Non categorizzato
Il 27 gennaio 2016 in occasione della “Giornata della Memoria” la Fondazione Carlo Levi sarà aperta al pubblico dalle ore 9:00 alle 14:00 con l’esposizione della opere con tematica Booz presso la sede della Fondazione in Via Ancona 21 a Roma.
biografia
07.01.2016VITA
Si laurea a pieni voti in Medicina.
12 Dicembre PITTURA
Espone alla XIV Biennale di Venezia con Arcadia.
POLITICA
Il gruppo di «Rivoluzione Liberale» vota per i comunisti alle elezioni politiche. È da qualche tempo legato sentimentalmente a Maria Marchesini. In casa di Giacomo Debenedetti conosce Umberto Saba, che rivedrà poi a Firenze durante l’occupazione nazista.
opere
E’ il “libro da cui deve cominciare ogni discorso su Carlo Levi scrittore”… “un tipo di libro raro nella nostra letteratura, inteso a proporre le grandi linee d’una concezione del mondo, d’una reinterpretazione della storia” così lo definisce Italo Calvino. Scritto alla fine del 1939, mentre è esule in Francia e mentre infuria l’inizio della seconda guerra mondiale, viene pubblicato solo nel 1946. Nella prefazione della prima edizione Levi scrive che si trattava di “un piccolo libro che doveva essere soltanto una prefazione ad un libro molto più grande, scoprendo ad ogni pagina quello che mi pareva la verità del mondo.” Questo saggio pieno di suggestioni filosofiche e psicanalitiche,si conclude affermando che “Il domani non si prepara con i pennelli ma nel cuore degli uomini: e gli uomini che hanno seguito i loro Dei al fondo dell’inferno, anelano di tornare alla luce e di germogliare, come un seme sotterrato. Dal sommo della Paura nasce una speranza, un lume di consenso dell’uomo e delle cose. Muoiono gli Dei, si ricrea la persona umana. Possono la morte e la notte rivolgere il destino? La guerra dell’uomo con se stesso è finita, se davvero l’arte ci indica il futuro, e se possiamo leggerlo sul viso e nei gesti degli uomini.”
opere
Non si tratta di romanzo, ma di un saggio scritto da Levi per accompagnare un volume di fotografie, in bianco e nero, di János Reismann. Il testo, con il titolo Un volto che ci somiglia, fu tradotto in tedesco e pubblicato nel 1959 dall’ editore Belser di Stoccarda. L’anno successivo venne pubblicato in Italia da Giulio Einaudi con il titolo Un volto che ci somiglia: ritratto dell’Italia. Il volume raccoglie le fotografie di noti monumenti del nostro Paese, di marine, di paesi sulle colline, di quartieri popolari delle grandi città come quelli di Napoli e Roma, ma anche i volti di contadini, pescatori e bambini che vivono intorno ai monumenti del passato. Ad accompagnare queste immagini l’analisi di Levi di un’Italia rurale e urbana che vive il suo tempo rendendo « …vivo il passato…» come se «… il tempo abbia poggiato una mano amica sopra ogni cosa…» facendo trasparire i tratti di un’identità italiana come identità culturale contrapponendosi all’identità nazionale che si era già costituita con lo Stato liberale e con il fascismo.
opere
Pubblicato nel 1959 racconta le sensazioni del suo viaggio realizzato nel secondo dopoguerra in Germania. Il titolo è tratto da un verso del Faust di Goethe, in cui si narra del guardiano della torre che scruta e vede nella notte incendi e segni di massacro ovunque, Durch den Linden Doppelnacht, per “la doppia notte dei tigli”. Nella sovra coperta della prima edizione si legge « Sempre i paesi di Carlo Levi diventano sempre “suoi”, legati a questo ospite in perpetuo stato di grazia da un rapporto come di consanguineità, d’identificazione con una realtà interiore, con un simbolo lirico, esistenziale e razionale e storico. La Germania no, è e resta per Levi l’antitesi, l’altro da sè, e pure la sua sollecitudine conoscitiva lo porta ad aggredirla da ogni lato, a cercare di inglobarla, a farne scaturire quella che al di là delle scintillanti vetrine del “miracolo economico tedesco” e delle saracinesche dell’oblio del passato, è la sua anima».